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Anni Settanta

Arte fuori dall'arte

 

 




Dionysus' Place
Tra arte e teatro dagli anni Settanta agli anni Duemila

di Ernesto Jannini
a cura di Cristina Casero



postmedia books 2021
212 pp. 122 ill.
isbn 9788874903061

 

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A seguito della mostra del 2018, nella quale veniva inaugurata la sua opera site specific Dionysus' Place nel foyer del teatro Pacta di Milano, Ernesto Jannini coglie con questo libro l'occasione per fare il punto sul suo rapporto con l'arte e il teatro. L'esperienza teatrale, infatti, ha avuto una ricaduta significativa sul suo percorso artistico. L'artista si è sempre mosso tra arti visive, scrittura e teatro. Pertanto, per mettere nero su bianco ha deciso di raccogliere i vari scritti elaborati per convegni, riviste cartacee e on line, cataloghi e pamphlet di mostre personali e appunti vari. Da tutto ciò il lettore potrà scorgere le sinergie intercorse tra l'attività artistica primaria e il teatro, che Jannini ha frequentato e che frequenta, oltre alla scrittura critica, sempre puntuale e acuta, e il suo interesse per altre discipline che lo hanno portato a dialogare col pubblico, con scienziati, critici d'arte, musicisti. "Tra le pagine di questo volume" - scrive Cristina Casero in prefazione - il lettore si troverà di fronte ad "un articolato e lungo racconto che Ernesto Jannini ha costruito con grande attenzione e con una partecipazione talmente profonda, così radicata nella sostanza del suo fare, che credo possa essere inteso alla stregua di un compiuto autoritratto. D'artista, indubbiamente, ma anche di uomo, di intellettuale 'tout court'. Si parte dagli anni Settanta per arrivare ai giorni nostri, dalle prime 'azioni poetiche' con il gruppo degli Ambulanti, alle partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e 1990, alle installazioni degli anni Novanta, ai Progetti di Guerra e performance degli anni Duemila.

Tra le pagine di questo volume scorre un ricco, articolato e lungo racconto che Ernesto Jannini ha costruito con grande attenzione e con una partecipazione talmente profonda, così radicata nella sostanza del suo fare, che credo possa essere inteso alla stregua di un compiuto autoritratto. D'artista, indubbiamente, ma anche di uomo, di intellettuale tout court. Un racconto fondamentalmente autobiografico, dunque, ma al contempo di ampio respiro, che sa tradursi in un affresco, per lacerti, del panorama artistico che si delinea intorno ad alcune delle più interessanti istanze nell'Italia degli ultimi decenni; un monologo che si anima proprio nel confronto, anche quando a distanza sempre serrato, almeno sul piano delle corrispondenze ideali, con alcuni dei protagonisti della scena culturale italiana, e in particolare napoletana. In questo percorso della memoria, una continua rivisitazione del passato che torna ad essere in questo modo vividamente presente, attivo, innervato di una intensa carica propulsiva, la narrazione si apre, si dilata, su più fronti, a più livelli. Il testo raccoglie, anzitutto, in un vivido alternarsi di registri di scrittura, contributi di differente tipologia e di diversa origine: alcuni testi redatti in passato, ora qui organizzati in un tessuto che dà loro inedite sfumature di significato, accanto a testi appositamente stesi, che portano in sé una stratificazione di letture, poiché sono il frutto di uno sguardo che, rivolgendosi al passato, non solo lo legge con maggiore consapevolezza, ma lo reinterpreta, gli dà nuova linfa, diventando, esso stesso, un 'atto creativo'.
_ dall'introduzione di Cristina
Casero

L'esperienza teatrale, infatti, - anche se circoscritta a determinati periodi - ha avuto una ricaduta significativa sul mio percorso artistico. In verità mi sono sempre mosso tra arti visive, scrittura e teatro. Pertanto, per mettere nero su bianco, esortato anche da carissimi e autorevoli amici, mi sono deciso a raccogliere i miei scritti elaborati per convegni, riviste cartacee e on line, cataloghi e pamphlet di mostre personali e appunti vari. Da tutto ciò si potrà scorgere le sinergie intercorse tra la mia attività artistica primaria e il teatro, che ho frequentato e che frequento, oltre alla scrittura critica e il mio interesse per altre discipline. Il lettore si troverà davanti un composto variegato, più simile ad un collage; in parte disomogeneo, dovuto al fattore tempo, ai contesti e alle differenti tematiche trattate. Si parte dagli esordi, per sottolineare l'importanza che hanno avuto gli anni Settanta nella mia formazione umana e culturale. In merito a questo periodo, ed anche ai successivi decenni, ho ritenuto opportuno inserire alcune riflessioni avvenute anche a posteriori, ma che, per motivi tematici, ho preferito affiancare al momento storico preso in esame. Il fattore tempo, che incide su tutto, mi ha spinto a rivedere alcuni orientamenti del mio pensiero, depurandoli e incrementandoli. Nel contempo ho cercato il più possibile di essere critico con me stesso e con coloro che ho avuto l'opportunità d'incontrare. Naturalmente non credo di essere esente da contraddizioni, che a mio avviso, nel bene e nel male, rappresentano il segno di quella irrequietezza dovuta alla rivisitazione continua delle proprie premesse di pensiero e di azione. Sono persuaso, infatti, che la 'ricerca'vada di continuo sostenuta da un bisogno di conoscenza, che poi è tensione alla realizzazione di sé condivisa con gli altri, in un percorso di verità; ma quest'ultima, come recita un vecchio aforisma, non è mai data a priori: è un sentiero che si fa percorrendolo.
_ Ernesto Jannini

 


 

 

 

 

 

 

 

 

postmedia books

Ernesto Jannini (Napoli, 1950 - vive a Milano) ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Artista e teorico per alcuni anni è stato attore con la Libera Scena Ensemble di Gennaro Vitiello. Nel 1976 è invitato alla Biennale di Venezia con il gruppo degli Ambulanti. Nel 1990 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Numerose sono le sue partecipazioni a mostre nazionali ed internazionali tra cui si segnalano Anninovanta, Rentreè, a cura da Renato Barilli, Va pensiero, curata da Edoardo Di Mauro. Ha vinto il Premio Lissone 2000. Dal 2006 collabora con il Teatro Arsenale e poi col Teatro Pacta di Milano. Le sue opere compaiono in musei e collezioni private. Scrive su Juliet Art Magazine, Exibart, Artestetica, Sdefinizioni, Hidalgo. Ha pubblicato: Esperienze di un ambulante, (Laveglia, Salerno 1981); Silos Silenzio. Scritti teorici. (Edizioni Studio Noacco di Chieri, 1991); Gabbie Celesti, (Lalli Editore, Poggibonsi 1997); Ernesto Jannini, Catalogo antologica al MAGA di Gallarate con scritti di E. Di Mauro, R. Barilli, M. Sciaccaluga. (Editore A. Parise, Verona 2004); il pamphlet-catalogo Equilibridi, (Editore Matteo di Dosson, 2007); "Palestre di vita. Omaggio a Gennaro Vitiello", editore Ombre Corte 2017. Per maggiori informazioni: www.ernestojannini.it

Cristina Casero insegna Storia della Fotografia e di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università di Parma. I suoi studi si sono dapprima concentrati sulle esperienze della cultura figurativa italiana del secondo dopoguerra e sulla scultura ottocentesca italiana, con particolare interesse per i legami della produzione visiva con le questioni politiche, sociali e civili dell'Italia del tempo. Su questa linea di interesse sono anche le indagini sugli ultimi quaranta anni del Novecento, dedicate soprattutto all'immagine fotografica, analizzata nelle sue diverse accezioni. è stata tra i curatori di alcuni volumi, tra cui Anni Settanta. La rivoluzione nei linguaggi dell'arte (Postmedia Books, 2015). Del 2016 è la monografia Paola Mattioli. Sguardo critico di una fotografa (Postmedia Books) e del 2020 Gesti di rivolta. Arte, fotografia e femminismo a Milano 1975 – 1980 (Società per l'Enciclopedia delle Donne). Nel 2021 ha curato il volume Fotografia e femminismo nell'Italia degli anni '70: indagine critica e testimonianza (Postmedia Books).

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