Accademia di Belle Arti di Carrara
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Le ragioni del gruppo
Questo libro propone un percorso storico, dal secondo dopoguerra al Duemila, che attraversa la fenomenologia dell'arte di gruppo, inteso come formazione definita dall'adesione dei singoli membri a un'ipotesi fondativa di natura sempre collettiva. Il lavoro di gruppo, che esplode con le avanguardie storiche del Novecento, sebbene alcuni sodalizi abbiano trovato luogo anche precedentemente, appare come il segno del moderno e verrà interpretato, nel bene e nel male, come portatore di ideologie. Se la prima caratteristica dell'arte di gruppo consiste nell'affermazione di un impianto programmatico, reso pubblico attraverso manifesti e dichiarazioni di poetica firmati collettivamente e nella sua storia la critica per solito non è protagonista del suo atto di fondazione, nel corso del tempo la sua fenomenologia si modifica profondamente. Vengono anche trattati, nei diversi capitoli, gli spazi autogestiti collettivamente dagli artisti, che hanno svolto un importante ruolo di aggregazione. Nel tempo cambiano anche le modalità di autopresentazione: al manifesto pubblicato in catalogo, alle dichiarazioni distribuite in occasione degli eventi espositivi, scelte comunicative che legano ancora alle avanguardie storiche i gruppi degli anni Cinquanta e Sessanta, si sostituisce l'azione diretta poetico-politica degli anni Settanta. Il titolo del libro è mutuato dall'articolo di Giulio Carlo Argan: Le ragioni del gruppo, apparso su "Il Messaggero" nel 1963. Argan, che aveva individuato nel gruppo una risposta adeguata alla massificazione dell'individuo operata dalla società a capitalismo avanzato, società delle immagini e dei consumi, dell'idea di gruppo fu, tra gli storici e i critici dell'epoca, il maggiore sostenitore. Il titolo dunque è anche un omaggio alla figura del grande storico dell'arte. Il nesso che accomuna realtà così diverse sia dal punto di vista ideale, che per gli esiti formali, è rintracciabile in primis nel desiderio del singolo autore di aprirsi all'avventura di un'esperienza condivisa, dove l'"io" lascia il posto al "noi". Il gruppo si distingue dalla tendenza e dalla corrente perché è definito dal senso identitario di appartenenza a un'ipotesi fondativa di natura sempre collettiva, e si esplica spesso mediante la scrittura in prima persona, mentre la tendenza è intesa piuttosto come partecipazione a un gusto, a una koinè linguistica diffusa (si parla di postcubismo, postinformale, postastrattismo, neoespressionismo).
In tal senso esso si differenzia anche da poetiche come l'Arte Povera o la Transavanguardia, che pur indicando un preciso numero di artisti e una data di nascita, legata alla prima esposizione collettiva, trovano la loro definizione attraverso l'intervento della critica, mediante la cui elaborazione, successiva all'apparire delle opere, gli artisti in questione sono stati riuniti.
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Indice _ Il Novecento: il secolo delle poetiche di gruppo _ Gli anni Sessanta: la stagione dei gruppi di arte cinetica e programmata _ L' Arte si fa politica: il passaggio dal gruppo al collettivo _ Dalle sigle alla comunità fluida e provvisoria
Lucilla Meloni insegna Storia dell'Arte Contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2011 al 2016 ha diretto l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Studiosa dell'arte cinetica e programmata, ha pubblicato sull'argomento diversi volumi, tra i quali: Gli ambienti del Gruppo T. Arte immersiva e interattiva (Silvana Editoriale, 2004); Gruppo N. Oltre la pittura, oltre la scultura l'arte programmata (Silvana Editoriale, 2009); Davide Boriani. Arte cinetica, programmata, interattiva (Manfredi, 2018) e ha co-curato nel 2005 la mostra Gli ambienti del Gruppo T. Le origini dell'arte interattiva alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Interessata agli aspetti partecipativi messi in campo dalla ricerca visiva fin dagli anni Sessanta del Novecento, nel 2000 ha scritto L'opera partecipata. L'osservatore tra contemplazione e azione (Rubbettino). Le tematiche relative all'arte di gruppo sono state da lei trattate in occasione del terzo Forum internazionale sulla documentazione e i linguaggi del contemporaneo: L'esperienza dell'arte. Il sentire contemporaneo tra immagine, suono, informazione, trasmissione di cui è stata co-curatrice (PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, Electa, 2010), poi sviluppate nel convegno Italia anni Settanta: gruppi, collettivi d'artista, spazi autogestiti nel decennio della contestazione (Macro Asilo, Roma, 2018) e nel volume Le ragioni del gruppo. Un percorso tra gruppi, sigle, comunità nell'arte in Italia dal 1945 al 2000 (Postmedia Books, 2020). Sulla metamorfosi dell'immagine, tra "differenza e ripetizione", riflette il suo Arte guarda Arte. Pratiche della citazione nell'arte contemporanea (Postmedia Books, 2013), così come la mostra Le immagini reinventate, ordinata al Centro di Arti Plastiche di Carrara nel 2017. Ha curato il volume L'Accademia di Belle Arti di Carrara e il suo patrimonio (Postmedia Books, 2015). E' redattrice della rivista unclosed.eu. |
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