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going public


in the flow

Art Power

Boris Groys


postmedia books 2012
208 pp.
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isbn 9788874900671


21,00

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Uno dei segnali della decadenza della nostra cultura, sperimentata nel passato recente, è la crescita abnorme degli scritti teorici sull'arte.
Adolf Hitler, 1937

Secondo Boris Groys, l'arte non è certo un prodotto vittima degli alti e bassi del mercato dell'arte o dei suoi tentativi di inclusione ed esclusione. L'arte ha un suo potere nel mondo, non meno importante è il suo ruolo nella politica globale odierna di quanto non lo fosse durante la politica della guerra fredda. L'arte moderna e contemporanea vengono analizzate in Art Power in base alla propria funzione ideologica. L'arte, scrive Groys, viene prodotta e presentata al pubblico in due modi: come una merce e come strumento di propaganda politica. All'arte come propaganda è stata data nella scena dell'arte molto poca attenzione; l'arte ufficiale e non ufficiale della ex Unione Sovietica e gli altri stati ex-socialisti, per esempio, è in gran parte esclusa dal campo dell'arte istituzionalmente riconosciuto.

Se si vuole parlare della capacità dell'arte di resistere alle pressioni esterne, occorre porsi la seguente domanda: l'arte possiede un suo territorio che valga la pena difendere? L'autonomia dell'arte è stata negata recentemente in molte discussioni teoriche. L'arte potrebbe essere usata solo per progettare, estetizzare i movimenti politici emancipatori già esistenti. Questa mi sembra la questione: l'arte possiede un qualche tipo di potere autonomo, oppure può solo decorare i poteri esterni, che si tratti di poteri di oppressione oppure di liberazione?


La gamma di argomenti affrontati in Art Power è impressionante. In saggi e conferenze degli ultimi dieci anni Groys affronta il passaggio del potere dal critico al curatore, la sostituzione dell'opera d'arte con la sua documentazione, il modo in cui i media non confermano la visione di Walter Benjamin di un mondo-specchio di copie ideali ma hanno sepolto il simulacro postmoderno con una profusione di originali. Si tratta di temi già trattati altrove, ma raramente si arriva alle penetranti conclusioni alle quali giunge Groys. Fra i suoi primi obiettivi c'è l'affermazione che la diversità artistica sia di per sé buona, che il museo deve aprirsi a pratiche eterogenee e localizzate. Non è forse questa diversità uniforme, infatti, proprio la logica del mercato? Al contrario, il museo potrebbe essere 'l'unico luogo possibile per l'innovazione', l'ultimo posto rimasto in cui incontrare la storia e le differenze.
Brian Dillon, "Frieze" n.117, settembre 2008

Gli argomenti più convincenti di Art Power  riguardano i processi decisionali che permettono alle opere d'arte di raggiungere il pubblico. Riferendosi consistentemente a un gruppo ristretto di filosofi (Agamben, Foucault, Hegel, Kierkegaard) e di artisti (Duchamp, Malevich, Warhol), Groys spinge il lettore in una conversazione policentrica sulle relazioni tra le istituzioni artistiche e le atmosfere della "vita reale", ciò che Art Power descrive come "infinita sequenza di immagini" della modernità.
Matthew Jesse Jackson, "Bookforum", giugno 2008



monast

postmedia books

Boris Groys nasce nel 1947 a Berlino (nell'allora DDR), studia filosofia e matematica all'Università di Leningrado e si laurea in filosofia all'Università di Muenster. Ha insegnato e Storia dell'Arte e Teoria dei Media allo ZKM di Karlsruhe e alla New York University. I suoi studi sono diventati conosciuti prima nel mondo tedesco per le sue analisi sull'arte e la cultura sovietica a confronto con l'ideologia comunista nell'arco del XX sec. Postmedia books pubblica nella primavera del 2012 anche un secondo libro di Groys, "Going Public", nel quale l'arte viene messa in discussione a confronto con altre esperienze estetiche possibili nell'era contemporanea.