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Politica della fotografia
di David Levi Strauss


introduzione di John Berger

postmedia books 2007
160 pp.
-- 48 illustrazioni
isbn 9788874900367


19,00
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A che punto è la fotografia oggi? A cosa serve nell'epoca di Internet? Come la usano gli artisti e come la sfruttano i media? All'uscita di questo libro per i tipi di Aperture i paragoni della critica si sono spinti fino ad elencare titoli che ormai fanno parte della biblioteca di ogni amante dell'immagine: Sulla fotografia di Susan Sontag e Camera chiara di Roland Bartes.
David Levi Strauss era sul punto di cominciare un seminario alla New York University l'11 settembre 2001 quando alcuni suoi studenti sono stati testimoni del crollo delle Twin Towers. Lo stesso autore scrive: "I saggi compresi in questo libro sono stati scritti in un periodo in cui il ruolo sociale della fotografia, usata come arte o come propaganda, è cambiato drammaticamente. Il mio modo per cercare di capire questi cambiamenti è stato scriverne".
In Politica della fotografia, Levi Strauss affronta temi socialmente rilevanti sull'utilizzo della fotografia da parte dei media quali "La fotografia come propaganda" o il capitolo dedicato alla frenesia dei media dopo l'11 settembre "Il più alto livello di illusione". "Fotografia e propaganda" analizza il lavoro di due fotoreporter che hanno perso la vita in America Centrale negli anni ottanta - Richard Cross e John Hoagland, reporter che hanno ispirato film come Sotto tiro di Roger Spottiswoode e Salvador di Oliver Stone - e il modo in cui i media hanno utilizzato le loro immagini. Anche la storia di Sebastião Salgado non racconta soltanto il lavoro di un grande maestro, ma le difficoltà e le incomprensioni a cui il fotografo è andato incontro nel corso della sua lunga carriera. Il ruolo sociale della fotografia è affrontato a più riprese da Levi Strauss, anche quando i nomi di grandi autori richiederebbero analisi di carattere genuinamente estetico, ma Levi Strauss (come John Berger) esprime e auspica chiaramente un maggiore senso di responsabilità comune all'artista come al reporter nell'epoca in cui la globalizzazione sembra procurare più danni che benefici e il singolo individuo sembra privato del diritto all'informazione.
Alcuni testi di Levi Strauss - una delle firme più prestigiose di riviste come Artforum e Aperture - sono dedicati ad artisti quali Sebastião Salgado, Francesca Woodman, Leon Golub, Alfredo Jaar, Joel-Peter Witkin... "Credere nella fotografia" è una bellissima riflessione sulla verità nell'epoca della manipolazione digitale che porta alle stesse conclusioni de "Il più alto livello di illusione" e del perchè tante persone pensavano che le immagini dell'11 settembre "sembravano un film".

Il titolo di questo brillante libro di David Levi Strauss è Politica della fotografia. Eppure, una volta letti i saggi che lo compongono, è chiaro che riguardano anche qualcos’altro: il dolore, il dolore del mondo.

John Berger (segue...)

David Levi Strauss (nessuna parentela col celebre antropologo Claude) ha collaborato con Alfredo Jaar all'installazione per Documenta 11 e curato una mostra di Robert Frank al Samuel Dorsky Museum. E' stato premiato con il Guggenheim Foundation Fellowship, l'Infinity Award e una borsa di studio del Center for Creative Photography. Scrive regolarmente per le riviste Artforum, Aperture, The Nation e The Brooklyn Rail. E' stato uno dei fondatori di ACTS: A Journal of New Writing (1982–90). Suoi saggi sono stati pubblicati in monografie di numerosi artisti. Insegna al Center for Curatorial Studies del Bard College (Annandale-on-Hudson, New York) ed è responsabile del dipartimento di Teoria e critica d'arte della School of Visual Arts di New York.







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