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Donne, luce e libertà
Ho scritto questo libro per fare chiarezza su analogie, similitudini, differenze e divergenze della Light Art al femminile rispetto a quella al maschile, capace di mostrare spazi e luoghi comunitari, dove la luce si mostra come piattaforma-casa dell'inclusione per superare le barriere di genere. La luce nell'arte delle donne è segno di libertà espressiva, tenacia e volontà di autodeterminazione, contro la cultura patriarcale e alleata dell'uomo. Il libro multidisciplinare è un presupposto per ripercorrere la storia dell'emancipazione femminile attraverso l'arte in cui la luce è rivelazione, relazione, resilienza e risveglio. Con i contributi di: Francesca Pasini, Rossana Ciocca, Cristina Ferrari, In Donne, luce e libertà. Storie di Light Art e di altre illuminazioni, Jacqueline Ceresoli accende un riflettore su un territorio spesso raccontato al maschile e lo ripercorre con una bussola diversa: la luce come pratica di emancipazione, relazione e spazio condiviso. Il libro non è un repertorio di installazioni “luminose”, ma un saggio multidisciplinare (arti visive, studi di genere, estetica dei media) che distingue con chiarezza analogie e divergenze tra approcci femminili e maschili alla Light Art, mostrando come molte artiste abbiano trasformato il dispositivo luminoso in piattaforma di inclusione e in grammatica della autodeterminazione. Ceresoli lavora per nodi – storia, linguaggi, luoghi, comunità – e intreccia la genealogia dell’arte della luce con quella dei movimenti femministi: la luce come rivelazione, ma anche come cura dello spazio pubblico, come segnale di resilienza e risveglio. Il risultato è una guida critica agile, utile a chi cura, studia o semplicemente attraversa mostre e festival: dopo la lettura, il neon, il LED, il laser non sono più solo tecnologia e spettacolo, bensì politica dello sguardo. È una storia a doppio filo costantemente, inestricabilmente intrecciata, quella che racconta Ceresoli: c'è il racconto dei movimenti femministi a partire dalle prime donne "illuminate", con l'ideale punto d'origine di Mary Wollstonecraft (la madre di Mary Shelley, autrice di Frankenstein, il primo romanzo di "fantascienza elettrica", perfettamente il linea con questa "corrente" di pensiero), promotrice del primo manifesto femminista, Rivendicazione dei diritti della donna del 1792; e c'è la storia dell'arte in cui Ceresoli isola e illumina delle figure di artiste che fanno da controcanto visivo alle lotte e al pensiero femminista – e viceversa. Ed è una storia che arriva fino ai nostri giorni, intrecciando vita ed esperienze di donne, artiste, pensatrici e attiviste, di ogni parte del modo perché, e ce lo ricorda Ceresoli nella lunga introduzione del libro, la "questione femminile" – autodeterminazione, diritti, libertà, uguaglianza – è una questione aperta e non soltanto in quei paesi che, con una certa supponenza, riteniamo arretrati ma anche e soprattutto, nel nostro occidente democratico in cui le conquiste sociali e culturali che si ritenevano acquisite grazie decenni di lotte di donne "illuminate" (e di qualche uomo meno "oscuro", anche) vengono quotidianamente messe in discussione da forze apertamente reazionarie. L'arte, dunque, partecipa a questa storia ancora in fieri, a questa lotta non compiuta, Ceresoli parla appunto di un "movimento" e la luce, in questo senso è la "materia" perfetta per dare forma al movimento, alla mutazione: «la luce è soggetto nomade e processuale, ordisce nuove trame, attese, desideri e alfabeti luminosi, codici visuali per creare uno spazio dello sconfinamento tra materiale e immateriale. Lo stile è asciutto, nitido, eppure capace di aperture improvvise, come squarci di luce che rivelano più di quanto promettano. Una scrittura che non si concede all'enfasi, ma che sa modulare un tono intimo anche quando assume la postura del reportage culturale. L'attenzione alle piccole cose che spostano la percezione, la capacità di far emergere l'essenziale con un'immagine precisa, senza bisogno di volume.
Tra le pagine si intravede un discorso più ampio sul ruolo delle donne nell'arte contemporanea, un discorso che non diventa mai manifesto. Ceresoli preferisce suggerire: la luce come spazio di autonomia, come nuova "stanza tutta per sé", come luogo in cui visione e libertà coincidono. Non è una tesi, è un'ipotesi che si costruisce storia dopo storia, come una costellazione.Il risultato è un libro che informa e insieme accompagna. Un testo giornalistico nella chiarezza, ma letterario nella capacità di vedere ciò che di solito sfugge. Un percorso in controluce che restituisce complessità e dignità ai processi creativi, evitando sia il sensazionalismo sia la retorica. Un lavoro che non pretende di spiegare la luce: la lascia accadere, e ci invita a guardarla meglio. (segue intervista). Nell'ultimo libro di Jacqueline Ceresoli, Donne, luce e libertà. Storie di Light Art e di altre illuminazioni (Postmedia Books, 2025) la luce non è metafora da salotto né abbellimento da installazione o storia social. È materia viva, sostanza che pulsa, banco di prova di immaginari che cercano un varco. Il volume si dispiega in un mosaico di storie brevi, talvolta taglienti, dove la critica d'arte diventa gesto interpretativo, mai un semplice inventario di opere.
Ceresoli attraversa la Light Art al femminile senza imboccare il vicolo cieco della rivendicazione programmata. Le artiste che racconta non sono icone da appendere al muro delle buone cause, ma protagoniste che hanno fatto della luce un linguaggio necessario, un codice personale che funziona solo se acceso da una visione. Non c'è posa, non c'è militanza: c'è la concretezza di chi ha trovato in neon, led e rifrazioni un modo per dire l'indicibile, o almeno per tentare di sfiorarlo.
Il valore del libro sta nella sua capacità di non costruire un altarino...
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| postmedia books | Jacqueline Ceresoli, storica e critica d'arte specializzata in archeologia industriale, è docente di ruolo di Fenomenologia delle arti contemporanee, Storia della Fotografia e Comunicazione multimediale all'Accademia di Belle Arti di Palermo. Collabora con diverse riviste specialistiche, è curatrice indipendente ed è interessata alla lettura comparata tra arte, architettura, design e moda nella cultura digitale. Da anni studia i processi di cambiamento dell'arte pubblica in relazione agli spazi urbani e si interroga sull'utilità della Light art, in cui la città è ambiente e teatro della produzione culturale globale.
Jacqueline Ceresoli | Donne, luce e libertà | Postmedia Books 2025 |
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