preview (pdf)

Oltre la catastrofe

postmedia•uni

 

 

 



Realismo catastrofista
Estetica, etica e politica della fotografia nell'Antropocene
di Daniel Borselli



postmedia books 2024
196 pp. 12 ill. bn
isbn 9788874904105

 

s 21,00

acquista online
 
buy from DE _ FR _ USA _ ESP _ NL

La fine del mondo è vicina: vedere per credere. Dai primi anni 2000, l'introduzione del concetto di "Antropocene" ha concentrato l'attenzione sulle tracce materialmente visibili (e distruttive) dell'attività umana sul pianeta, ponendo la possibilità di un'inversione di tendenza rispetto al collasso ambientale antropogenico in termini eminentemente visuali. Se in questo contesto le arti visive hanno naturalmente assunto un'importanza crescente, è stata soprattutto la fotografia, in virtù del potere testimoniale a cui è stata storicamente associata, ad accompagnare l'obiettivo di creare una rafforzata sensibilità ecologista con immagini altamente spettacolari e drammatiche dell'eco-disastro. Un'etica e una politica predicate sull'esigenza di una visualizzazione della catastrofe sollevano però alcune questioni: dove si colloca il confine tra l'estetizzazione dell'orrore e l'anestetizzazione del pubblico? Quali sono i ruoli e le responsabilità dell'artista, della spettatrice e dello spettatore? Che cosa è mostrato e cosa invece è deliberatamente omesso dalla rappresentazione dell'Epoca dell'Uomo? In un campo così complesso e controverso, questo libro ambisce a mettere a nudo il falso essenzialismo tanto dell'Antropocene quanto del discorso fotografico, per esporre e contestare lo sguardo sulla crisi climatica prescritto da un apparato di potere capitalista, patriarcale, occidentalocentrico ed ecocida.

In Realismo catastrofista. Estetica, etica e politica della fotografia nell'Antropocene, Daniel Borselli analizza il ruolo della fotografia nel plasmare la nostra percezione della crisi climatica. In un'epoca in cui il collasso ambientale è reso visibile attraverso immagini spettacolari e drammatiche, il libro si interroga sui limiti e le implicazioni di questa estetizzazione della catastrofe: può la fotografia sensibilizzare il pubblico o rischia di anestetizzarlo? Cosa viene mostrato e cosa viene omesso nella narrazione visiva dell'Antropocene? Attraverso un'analisi critica delle dinamiche di potere che governano la rappresentazione dell'eco-disastro, Borselli svela come il sistema capitalistico, patriarcale e occidentale sfrutti l'apparente neutralità della fotografia per consolidare il proprio dominio, impedendo l'emergere di prospettive alternative.
_ Dario Moalli, Artribune, 21 marzo 2025

In prospettiva critica, Realismo catastrofista. Estetica, etica e politica della fotografia nell'Antropocene (Postmedia Books 2024) pone così al centro il concetto di traccia, intesa non solo come segno visibile dell'impatto umano, ma anche come costruzione culturale e ideologica. La fotografia nell'Antropocene si presenta come archivio autoevidente dell'intervento distruttivo dell'umanità sulla Terra, eppure questa stessa pretesa di oggettività si rivela fortemente situata – stilisticamente, socialmente e geopoliticamente. Attraverso l'analisi di pratiche visive (che comprendono lavori di Edward Burtynsky, Louis Helbig, Mishka Henner, David Thomas Smith e Justin Brice Guariglia), il testo mette in evidenza come le immagini che pretendono di rappresentare in maniera apparentemente neutrale l'universalità del collasso riflettano invece una visione profondamente occidentalocentrica, mascolinista e capitalista. I paesaggi deturpati dall'attività antropica, ripresi da prospettive aeree o satellitari, non solo estetizzano e astraggono la devastazione, ma spesso rafforzano logiche di dominio, distanziando l'osservatore dalle realtà e dalle responsabilità locali.
_ Espoarte n. 128, febbraio 2025



Ponendosi come testimonianze oggettive e dati di fatto, queste rappresentazioni certificano l'entità, la scala e la profondità del danno, ma al contempo, in direzione contraria, si comportano in modo tale da asserire tra le righe che la tragedia "è qui, è proprio qui", per riprendere quanto scriveva Francis Picabia ad Alfred Stieglitz nel 1915 in riferimento all'identità del medium fotografico nel mostrargli i meccanismi interni dell'apparecchio. In altre parole, le topografie realizzate dagli autori discussi in questo testo appaiono come mappature complete, esplicite e non filtrate dei territori più colpiti dall'impatto catastrofico dell'attività umana, impedendo però di scorgere, da un lato, gli aspetti non-estetizzati di quegli stessi disastri (ad esempio, le ricadute nefaste su fauna, flora e popolazioni locali) e, in prospettiva intersezionale, le più complessive reti egemoniche, di violenza umana e inter-specie, di femminilizzazione, razzializzazione, abilismo ed enclosure alla base del modello produttivo capitalistico.

_ dall'introduzione

 

 

 

 

 

 

postmedia books

 

Daniel Borselli (Firenze 1993), Ph.D. in Arti visive, performative, mediali presso l'Università di Bologna, è assegnista di ricerca presso l'Università degli Studi di Firenze, dove si occupa dei rapporti tra arte contemporanea, sfera pubblica ed ecologia. Oltre a numerosi articoli e saggi, ha pubblicato il libro Tristi tropi. Sulla possibilità di un'arte pubblica alla fine del mondo (Gli Ori, 2023) e co-curato i volumi Paradigmi del fotografico (Pendragon, 2022, con Claudio Marra) e Oltre la catastrofe. Ecologie, visualità e immaginari nelle arti contemporanee (Postmedia Books, 2024, con Arianna Casarini, Raffaella Perna, Roberto Pinto, Jannik Pra Levis). È membro di "GRASP – Gruppo di Ricerca Arte e Sfera Pubblica" (Università di Bologna) e ha co-fondato il workshop periodico e itinerante La fine e altri inizi, dedicato alle metodologie di indagine sull'arte contemporanea dal 1990. Nell'ottobre del 2022, ha vinto la prima edizione del Premio Scripta per la giovane critica d'arte.

 

 

Daniel Borselli | Realismo catastrofista | Postmedia Books 2024