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La passione per la scena
Mi ero disamorata della fotografia come mestiere a causa della constatazione che nulla, in un mondo regolato dalla fretta e dalla superficialità, era conquistato per sempre. In una società dove conta soltanto chi arriva prima e costa meno e non chi vale di più, dove prevalgono i rapporti di potere fino al limite della sopraffazione forse non avevo armi per combattere
Nel 1967, durante una replica di Antigone presso il Teatro Durini di Milano, la fotografa Carla Cerati (1926-2016) 'incontra' per la prima volta la compagnia d'avanguardia newyorkese Living Theatre, scoprendo con essa un nuovo modo di fare ricerca teatrale. Sin dagli esordi della sua carriera, la scena aveva rappresentato per Cerati uno spazio fisico ed emozionale in cui fare sempre ritorno: uno dei filoni principali della sua eterogenea attività di fotografa, ma anche una postura del suo sguardo, un dispositivo visivo con il quale leggere e indagare tutti gli aspetti della 'realtà'. Questo libro, frutto di un'importante ricerca condotta nell'archivio di Carla Cerati, fa luce, attraverso lo studio e l'analisi di materiali inediti, su un aspetto ancora poco indagato della produzione dell'autrice milanese. Nell'esplorare, ripercorrere e rileggere, attraverso le sue fotografie, alcuni degli spettacoli più importanti del Living Theatre – come Antigone, Frankenstein e Paradise Now – si entra in dialogo con un repertorio di materiali nuovi e preziosi che, oltre ad arricchire la biografia di Cerati, mostrano quanto la fotografia e il teatro siano spazi simbiotici di ricerca, luoghi esperienziali di creazione e immaginazione. Sorrentino, partendo
dalla disamina dei
fondi Cerati presso il
Civico archivio fotografico
del Castello
sforzesco di Milano
e il Centro studi e
archivio della comunicazione
dell'Università
di Parma,
analizza il corpus
fotografico che l'artista
ha prodotto su
una serie di spettacoli
della compagnia di
Julian Beck e Judith
Malina tra Milano,
Modena e Avignone,
misurandosi con
metodologie d'indagine
storiografica, di
iconografia teatrale e
di storia della performance.
Nel fare questo,
l'autrice si pone
dal punto di vista di Cerati, ossia
di chi ha precorso i tempi,
essendo stata capace di vedere
la fotografia come una sorta di
realtà aumentata, dispositivo
in grado di allargare lo sguardo
intorno ai significati che
la scena propone. La fotografia
di scena, o per meglio dire
"l'atto fotografico" quale atto
performativo anch'esso, costituisce
pertanto un linguaggio
autonomo, mai ancillare e mai
esclusivamente descrittivo,
teso a creare a propria volta
un punto di vista
sulle cose, in questo
caso un punto di vista
sul messaggio del
Living. [...] Studiare Cerati interprete
del Living significa sondare i
segni che permettono alla fotografa
e scrittrice di compiere
un percorso autoriale, attraverso
la selezione dei segni
da evidenziare, in modo che
lo strumento estenda la prospettiva
dell'occhio verso un
orizzonte frammentario e allo
stesso tempo organico, laddove
la composizione dei frame
si fa narrazione, montaggio
critico, scrittura fotoscenica. La ricerca alla base di questo volume ha confermato che, seppur all'interno di una produzione decisamente eterogenea, Carla Cerati, scrittrice e fotografa professionista che intraprende progetti di importante rilevanza nel panorama della fotografia italiana del secondo Novecento, sia stata fotografa di scena per l'intero arco della sua carriera. Il teatro ha rappresentato per lei il fil rouge della sua attività creativa; uno spazio fisico in cui fare sempre ritorno e, allo stesso tempo, un dispositivo dello sguardo attraverso il quale osservare e indagare la 'realtà'.
Nata a Bergamo il 3 marzo 1926, dopo l'ammissione al corso di scultura presso l'Accademia di Brera... Cristiana Sorrentino ha condotto una sistematica indagine sulle fotografie che Carla Cerati ha realizzato di una serie di spettacoli del Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina a Milano, Modena e Avignone. Gli esiti di questa ricerca sono determinati, in particolare, da uno sguardo bifronte portato sulle diverse fonti storiche, capace di interrogare le questioni sollevate dall'incontro tra l'atto fotografico e (qui l'obbligo dell'enfasi sulla congiunzione) quello performativo. L'analisi si è puntellata su specifiche metodologie della ricerca di storia della fotografia, che hanno messo in rilievo l'importanza del contesto archivistico e la materialità delle fonti in esso conservate, realizzando un'accorta e sfaccettata ricostruzione storica. Questa ha ricompreso anche i testi teatrali del Living Theatre, la fortuna critica e visiva degli spettacoli tenuti durante il cosiddetto esilio europeo e una trilogia di romanzi dal tono autobiografico scritti da Carla Cerati.
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Cristiana Sorrentino (nata a Palermo nel 1990, vive a Firenze) è storica della fotografia e dottoranda all'Università degli Studi di Firenze. Nel corso della sua attività di ricerca, ha vinto una borsa di studio annuale (2018-2019) per il Ministero della Cultura (MIC-DGCC) e la Società Italiana per lo Studio della Fotografia (SISF) ed è stata borsista per l'Università degli Studi di Firenze e la Regione Toscana (2020). Ha collaborato, inoltre, a progetti di ricerca con il Comune di Firenze e la Società Italiana per lo Studio della Fotografia e si occupa dell'inventariazione di fondi fotografici pubblici e privati. È membro del comitato di redazione di "RSF. Rivista di studi di fotografia". |
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