|
Francesco Lauretta
Dal 30 ottobre al 5 marzo 2022 il MAC Museo d'Arte Contemporanea di Lissone presenta "Festival", la prima antologica museale dedicata all'artista Francesco Lauretta (Ispica, Ragusa, 1964 – vive e lavora a Firenze), a cura di Francesca Guerisoli. Nei suoi cinque mesi di programmazione Festival ha presentato un vasto compendio di opere di Francesco Lauretta dalla fine degli anni novanta a oggi: dipinti, disegni, sculture, azioni, installazioni. La mostra ha messo ha fuoco i principali temi della ricerca dell'artista nato a Ispica nel 1964 che Lissone aveva già avuto modo di conoscere attraverso l'acquisizione del dipinto Dottor Pasavento (Premio Lissone Pittura 2020/2021). Festival è stata anche l'occasione per portare per la prima volta all'attenzione del pubblico lissonese l'evento performativo Scuola di Santa Rosa, di Francesco Lauretta e Luigi Presicce, un'azione partecipata che si è svolta lo scorso dicembre e che ha visto la libera adesione a una sessione di disegno di gruppo di cittadini. Francesco Lauretta è un artista poliedrico, fine pensatore e autore di scritti filosofici, noto nell'ambiente artistico per la sua straordinaria capacità di interpretare il mondo attraverso la pittura, spesso non limitata alla bi-dimensione del quadro, bensì estesa allo spazio tridimensionale attraverso l'impiego di materiali eterogenei, di uso comune, che danno vita a installazioni multisensoriali. Ciò che contraddistingue parte della sua produzione è la definizione attenta del dettaglio formale, la vivacità cromatica, i tagli spiazzanti con cui inquadra il soggetto, gli innesti di figure, cromie ed elementi che rendono enigmatica l'opera e molteplice la sua lettura. Se la gioia di vivere è caratteristica comune a tutti i suoi lavori, essa è veicolata, però, per contrasto attraverso la giustapposizione di "vita" e "morte", generando una profonda, seppur calibrata, ambiguità. I soggetti più frequenti sono folcloristici, popolari e raccontano le tradizioni locali soprattutto della sua Sicilia. Angeli che intonano un canto, processioni, feste di paese, funerali. Se pochi sono i ritratti, al contrario molti sono gli autoritratti in cui Lauretta assume altre vesti, come nella serie "Dottor Pasavento". Nella sua produzione non mancano grandi tele che ritraggono contadini, paesaggi urbani, mercati rionali, pietanze tipiche siciliane, ritratti di gruppo, marine. Il catalogo (in italiano e inglese) comprende i saggi di Francesca Guerisoli, Marco Senaldi e Pietro Gaglianò, include inoltre ampie descrizioni delle opere in mostra. Durante una recente conversazione pubblica a cui l'ho invitato, Francesco Lauretta ha ribadito la centralità formativa dei suoi due maestri, o meglio, dei suoi numi tutelari artistici, cioè Emilio Vedova e James Lee Byars. Ciò che più colpisce nel suo racconto è il fatto che i due abbiano ricoperto un ruolo decisivo nella sua educazione artistica, non perché vi fosse una qualche sintonia segreta fra loro, ma proprio perché appartenevano a due universi artistici del tutto differenti, e in qualche misura complementari. Da un lato un pittore che interpretava il gesto artistico come azione segnica; dall'altro un artista che nelle sue performance ha sempre fatto uso di un repertorio di superfici, cromie, simboli chiaramente mutuati da una ben precisa tradizione pittorica. Invece di un padre-maestro, da venerare incondizionatamente, due, che si completano/contraddicono a vicenda, e che dunque è sempre possibile alternare come fonti di ispirazione.
Il doppio è l'altro vasto campo di significazione e di fibrillazione semantica in cui indugia Lauretta, cercando di saggiarne l'impossibilità più che le virtù, un po' come ogni alter ego d'artista è un tentativo di dichiarare che l'autore non è unico e che non può essere nemmeno duplicato da un'imitazione o da uno spostamento laterale ma che è sempre, un po' tragicamente, sospeso in una condizione di moltitudine. Lauretta affresca un mondo che elude qualsiasi possibilità di descrizione binaria dell'esistenza. In questo universo ogni condizione, ogni persona, ogni luogo e (come provano la cronologia delle sue mostre, il catalogo delle sue tele) ogni opera ha il proprio doppio che va inteso in questa dimensione ondivaga, generativa, come un riflesso che include l'originale, lo nega e lo moltiplica. Quasi aneddoticamente, vista la sicilianità al tempo stesso spontanea e coltissima dell'artista, questo riverbero è ben visibile in macro concetti che si espandono nei suoi lavori: l'ombra e la luce, la festa e il cordoglio, il piacere e qualsiasi sentimento disposto lungo l'arco dei possibili termini a esso antinomici, in una innumerevole, pirandelliana quantità di interpretazioni.
|
|
|||||||||
postmedia books |
Francesco Lauretta è nato a Ispica-Ragusa nel 1964 e vive e lavora a Firenze. La sua produzione spazia dalla pittura, al disegno, alla scultura, alle installazioni multimediali. L'artista utilizza spesso materiali eterogenei e di recupero seguendo di volta in volta il filo rosso di un progetto che quasi mai si esaurisce entro lo spazio della tela. Tra le mostre personali degli ultimi vent'anni: "In Hora Mortis", performance, Tenuta dello Scompiglio, Capannori (2019); "Due volte", a cura di Marco Senaldi, Galleria Giovanni Bonelli, Milano (2018); "Radioso", a cura di Sergio Troisi, Villa Zito, Palermo (2018); "Inesistenze", Z2o Sara Zanin, Roma (2015); "Una nuova mostra di pittura", Palazzo Beneventano, Site Mill, a cura di Daria Filardo, Scicli (2014); "Esercizi di Equilibrio", GAM – Galleria d'Arte Moderna, Palermo (2013); "Stare fuori", Ex Marmi, Pietrasanta, a cura di Lorenzo Bruni (2012); "Reale", Ex Cavallerizza di Palazzo Sant'Elia, Palermo, a cura di Lorenzo Bruni (2011); "L'immagine che resta", Galleria Tedeschi, Torino (2010); "L'infanzia assoluta", Galleria Dac, Genova, a cura di Cristina Grazioli (2010); "Guarda avanti, e tutto ciò che ami svanirà", Galleria Laveronica, Modica, 2009; "Lacrimogeni", Allegretti Contemporanea, Torino (2009); "Wherever", Centro ricreativo di quartiere, Galleria Laveronica, Modica (2008); "Scuola di pittura", Galleria Civica di Trento, a cura di O. Berlanda e G.M. Montesano (2007); "Non saremo noi", C/O Care Of, Milano, a cura di Roberto Pinto (2005); "Finisterre", Palazzo Bricherasio, Torino, a cura di Luca Beatrice (2005); "Bubble Gum", Galleria Carbone.to, Torino (2005); "Tenetevi svegli!", Spazio Juliet, Trieste (2005); "Tenetevi svegli!", Centro per l'Arte Contemporanea Casier, Treviso (2004); "Le metafisiche", Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano (2004); "Via degli astronauti", Galleria Carbone.to, Torino (2003); "Matrimia", Galleria Sebastiano Amenta, Parma (2002); "Ceci n'est pas une pipe", Galleria Carbone.to, Torino (2000). |
|
a cura di Francesca Guerisoli | Francesco Lauretta. Festival | Postmedia Books 2022