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Duchamp politique




















Marcel Duchamp
Le interviste pomeridiane
di Calvin Tomkins

postmedia books 2020
110 pp.
-
formato 190x135 mm

isbn 9788874902682

s 14,90

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Io non credo nell'arte. Credo nell'artista.
Je ne crois pas à l'art. Je crois à l'artiste.
_ Marcel Duchamp

Nel 1964, Calvin Tomkins trascorre alcuni pomeriggi a intervistare Marcel Duchamp nel suo appartamento sulla West 10th Street di New York. Casuale e al tempo stesso perspicace, Duchamp si rivela un uomo e un artista i cui principi ludici verso la vita lo hanno liberato per fare un'arte imprevedibile, complessa e sorprendente come la vita stessa. Queste interviste non sono mai state editate né rese pubbliche fino alla pubblicazione per Badlands Unlimited nel 2013. The Afternoon Interviews, comprende un'intervista introduttiva a Tomkins realizzata da Paul Chan (artista, scrittore ed editore) che riflette su Duchamp come artista, guida e amico, reintroducendo il lettore nelle idee chiave del suo mondo artistico e all'importanza della sua figura per un decennio fertile quanto gli anni Sessanta. Infine una postfazione di Marco Senaldi, già autore di Duchamp. La scienza dell'arte.



Se c'è una cosa che non può lasciare indifferente il lettore, anche non specialista, di queste interviste a Duchamp, è il loro strano sfasamento temporale. Il libro è comparso negli USA nel 2013, a una distanza veramente grande dall'epoca in cui le interviste furono realizzate, nel 1964, e molti anni dopo la scomparsa dell'artista, avvenuta nel 1968. In tutti questi anni Calvin Tomkins, questo prolifico e poligrafo critico del New Yorker, nonché sincero aficionado di Duchamp, aveva già dedicato a Marcel ben tre libri, scritti meravigliosamente e di grande interesse anche storico, cioè The Bride and the Bachelors del '65, The World of Marcel Duchamp, del '66, e – trent'anni dopo – Duchamp. A Biography, del 1996. Come se il tempo non contasse nulla, Tomkins ha quindi custodito questi dialoghi duchampiani per lunghi decenni, durante i quali il mondo dell'arte intanto cambiava completamente...
_ dall'introduzione di Marco Senaldi

 

____ recensioni

Nella ponderosa bibliografia su Duchamp hanno un posto di rilievo le interviste, poiché rappresentano la fonte diretta e più attendibile rispetto a una complessa, spesso eccessivamente arbitraria, interpretazione delle opere di un artista diventato paradigma dell'arte concettuale e classico esempio di critica radicale alla rappresentazione. Il sottotitolo Le interviste pomeridiane fa già assaporare la leggerezza e la semplicità delle chiacchierate tra Calvin Tomkins e Marcel Duchamp, l'artista più controverso ed enigmatico del secolo scorso. A metà degli Anni Sessanta, Duchamp è pronto a inanellare con saggezza la vicenda umana e quella artistica. Per smontare il suo mito svia la prosopopea con una divertita esposizione di un metodo basato sulla presa di distanza da ogni sistematizzazione che finirebbe per sbiadire la vivacità delle opere. Le opere di Duchamp sono rare ed essenziali, sempre sperimentali e non certo pensate per la ribalta che poi conquistarono, tanto meno eseguite per diventare dei veri e propri paradigmi, dal momento che sono il frutto di un lavoro segreto, intimo.
_ Marcello Carriero, Artribune, 27 ott. 2020

Il motivo dello sfasamento è suggerito da Paul Chan, l'evanescente artista-editore che ha fondato Badlands (le edizioni che hanno pubblicato le interviste) nonché sodale e complice di Tomkins, il quale ha rivelato come queste interviste si basino su cinque ore di registrazioni effettuate dallo stesso Tomkins nel 1964. Si tratta praticamente di materiale d'archivio a cui il giornalista era riluttante a mettere mano, anche per motivi diciamo sentimentali (io personalmente andrei in crisi a risentire registrazioni di quando ero adolescente…!); il che non toglie che ci sia, nell'intera operazione, un tocco autenticamente duchampiano. Già quando uscì la prima edizione americana, nel 2013, molti osservatori notarono che l'anno scelto corrispondeva esattamente al centenario della realizzazione della Ruota di bicicletta (1913); ma questo sarebbe del tutto banale se non si aggiungesse anche che, come del resto ha fatto notare Chan stesso, all'epoca degli incontri pomeridiani, Tomkins, pur non essendo alle prime armi, aveva 39 anni e intervistava un maestro che andava per i 77. Quindi direi che lo "sfasamento temporale", in tutto ciò che riguarda Duchamp, pare un accadimento non accidentale, ma centrale, fondativo; e finisce per costituirne una vera e propria cifra interpretativa. E questo a cominciare dal fatto che la fama, ma soprattutto la "portata", della figura e dell'opera duchampiane, sono un effetto largamente retroattivo, una "ricostruzione" post factum, per così dire, di cui Duchamp stesso ha fatto giusto in tempo ad essere il testimone vivente: non a caso, morirà pochi anni dopo aver rilasciato le interviste più importanti...
_ Matteo Galbiati intervista Marco Senaldi, Espoarte 23 luglio 2020

L'incontro con Marcel Duchamp è stato determinante, lo dice esplicitamente nell'intervista che introduce il volumetto appena uscito Marcel Duchamp. Le interviste pomeridiane (Postmedia, Milano 2020) – un'intervista, sia detto tra parentesi, che vale da sola il prezzo, come si suol dire. Ha capito subito che Duchamp non concepiva l'arte separata dalla vita e invece distaccata da quella che fanno credere che essa sia, senza polemica, come scelta, con convinzione e insieme humour (è Tomkins a sottolineare). Duchamp si presenta affabile e disponibile, fin dal primo incontro: "Mi sorprese davvero, e fui ben lieto che, nonostante le mie domande fossero ottuse e ignoranti – Tomkins non aveva una cultura artistica, all'epoca, 1959, era solo un giornalista curioso –, in qualche modo lui riusciva sempre a trasformare il discorso in qualcosa di interessante. Aveva dei modi incantevoli". Da allora i due si frequentano con regolarità, fino a diventare amici. Tomkins viene incaricato da Time-Life di scrivere un volume su di lui – esilarante la scenetta del silenzio che cade quando Tomkins risponde ai redattori che non c'era problema per le immagini, le avrebbe chieste direttamente a Duchamp con cui aveva appuntamento il giorno dopo; i redattori credevano tutti che fosse morto da tempo!
_ Elio Grazioli, Doppiozero 5 nov. 2020

 



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Calvin Tomkins nasce nel 1925 a Orange, New Jersey. Nel 1960 entra a far parte della redazione del New Yorker e - per tutti gli anni Sessanta e Settanta - diventa il cronista della scena artistica newyorkese, raccontando ogni settimana lo sviluppo dei movimenti (Pop art, Land art, minimalismo, gli happening...) fino all'apertura di una sua rubrica dal titolo "Art World" (1980-1988). Dopo un primo contatto per un articolo, Duchamp diventa per Tomkins guida e amico, impressionato dalle idee del suo mondo artistico e su come queste continuassero a ispirare e provocare gli artisti. Molti anni dopo questa intervista, infatti, essendo saltato il progetto di biografia di un altro suo caro amico (Buckminster Fuller) Tomkins decide di scrivere una biografia di Marcel Duchamp che nel 1996 viene pubblicata da Henry Holt.

John R

 

ajchman