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dalla realpolitik alla dingpolitik




Dingpolitik
Come rendere le cose pubbliche

di Bruno Latour


postmedia 2011
64 pp.
-- 10 illustrazioni
formato 165x120mm
isbn 9788874900640


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Il neologismo "Dingpolitik" (in opposizione a "Realpolitik") indica una serie di esperimenti che sondano cosa potrebbe significare per il pensiero politico invertire le "cose" diventando più realistico di quanto sia stato finora. Prendendo in prestito dall'informatica l'espressione "object-oriented" applichiamo la stessa metafora per porre la domanda: "Come sarebbe una democrazia orientata agli oggetti?". L'ipotesi generale è così semplice da sembrare banale, ma la banalità potrebbe essere parte di ciò che serve per diventare "realisti" in politica. Secondo Latour... "esaminare le possibilità di una democrazia orientata agli oggetti significa cercare le condizioni materiali che rendono l'aria di nuovo respirabile". "Dingpolitik" analizza la politica e lo spazio pubblico e suggerisce che forse abbiamo bisogno di uno spostamento verso la politica delle cose, al fine di ottenere una nuova mappatura della politica. Nel corso della storia la politica è rimasta in silenzio quando si tratta di capire qual'è il problema, limitandosi a descrivere il come o a studiare procedure per sviare la domanda, continuando a stabilire differenze piuttosto che sperimentare modelli di convivenza, nuovi modelli di aggregazione e assemblee che non si fondino sui vecchi modelli politici ma tengano conto di un nuovo rassemblamento del sociale.


"Alcune congiunzioni astrali sono così inquietanti, così dicevano gli astrologi, che sembra più sicuro restarsene a letto ad aspettare che il cielo mandi segnali di buon auspicio. Probabilmente funziona allo stesso modo con le congiunzioni politiche. Al momento sono talmente disperate che sembra prudente restare il più lontano possibile da qualsiasi politica, attendere la scomparsa di tutti i leader attuali, dei terroristi, dei commentatori e di tutti i buffoni che si pavoneggiano sulla scena pubblica. Tuttavia, l'astrologia, è un arte altrettanto precaria delle scienze politiche; oltre alle congiunzioni nefaste, potrebbe valere la pena di riflettere su altri allineamenti più cupi.
Considerato il periodo politico che alimenta tale disperazione, sembra maturo il momento di spostare la nostra attenzione su altri modi di considerare le questioni pubbliche. E le "questioni" sono esattamente ciò che dovrebbe stare al centro della scena. Sì, le questioni publiche, ma come? Quella bellissima parola che è "realtà" è stata maledetta dai troppi crimini commessi in suo nome".

Bruno Latour



Thing - Ding: cosa, assemblea, riunirsi per trattare una questione in discussione, un caso controverso.

Res: cosa, proprio quello che ci riguarda.


Quindi, molto tempo prima che designasse un oggetto al di fuori della sfera politica, in maniera oggettiva e indipendente, per molti secoli "Ding" o "Cosa" stava a significare quella dinamica che riunisce la gente perché la divide. La stessa etimologia è latente nel latino "res", nel greco "aitia", e nel francese e italiano "causa". Persino il russo "soviet" sogna ancora chiese e ponti.









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Bruno Latour è nato nel 1947 a Beaune (Francia). Dopo aver studiato sociologia e antropologia, dal 1982 al 2006, insegna al Centre de sociologie de l'Innovation at the Ecole nationale supérieure a Parigi ed è visiting professor alla London School of Economics e ad Harvard. Bruno Latour è oggi considerato uno dei più importanti filosofi e antropologi della scienza e della tecnologia. Oggi insegna all'Università Sciences Po a Parigi. In italiano sono disponibili le traduzioni di molti suoi libri (Eleuthera, Meltemi, Cortina).

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