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Nuove geografie artistiche

Il complesso Arte-Architettura

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Un luogo dopo l'altro
One Place after Another
Arte site-specific e identità localizzativa

Miwon Kwon




postmedia books 2020
216pp. 82 ill.
isbn 9788874902606


s 24,00

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L'arte site-specific nasce alla fine degli anni Sessanta in reazione alla crescente mercificazione dell'arte e agli ideali di autonomia e universalità dell'arte in voga in quegli anni. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, mentre l'arte site-specific si intersecava con la land art, l'arte processuale, la performance, le installazioni, l'arte concettuale, la critica istituzionale, l'arte comunitaria e l'arte pubblica, i suoi creatori insistevano sull'inseparabilità dell'opera e del suo contesto. Negli ultimi anni, tuttavia, la presunzione di irripetibilità e immobilità racchiusa nella famosa dichiarazione di Richard Serra "rimuovere l'opera significa distruggere l'opera" è stata messa in discussione da nuovi modelli di specificità del luogo e dai cambiamenti nelle forze istituzionali e di mercato. Un luogo dopo l'altro ricostruisce una storia critica e teorica dell'arte site-specific e della specificità del luogo a partire dalla fine degli anni Sessanta, per indagarne le aspettative, gli sviluppi e i risultati. Utilizzando gli studi su spazio e urbanizzazione, la critica postmodernista in arte e in architettura, e i vari dibattiti su politiche identitarie e sfera pubblica, il libro guarda al problema del luogo in arte come a qualcosa di più che a una semplice questione di interesse artistico. Miwon Kwon esamina la site specificity come un indice complesso della relazione mutevole tra il luogo e l'identità nell'epoca del tardo capitalismo, attraverso le opere di artisti che si sono interrogati sulle possibili forme di tale rapporto e tra questi John Ahearn, Mark Dion, Andrea Fraser, Donald Judd, Renée Green, Suzanne Lacy, Iñigo Manglano-Ovalle, Richard Serra, Robert Smithson, Mierle Laderman Ukeles e Fred Wilson.

Site-determined, site-oriented, site-referenced, site-conscious, site-responsive, site-related. Questi sono alcuni dei nuovi termini formulati negli ultimi anni da vari artisti e critici per dar conto delle variegate permutazioni dell'arte site-specific nel presente. Da un lato, questo fenomeno indica una sorta di ritorno: un tentativo di riabilitare la criticità associata alle pratiche site-specific anti-idealiste e anticommerciali di fine anni Sessanta e primi anni Settanta che assimilavano le condizioni fisiche di un sito particolare in quanto parte integrante della produzione, presentazione e ricezione dell'arte. D'altro canto, esso segnala un desiderio di distinguere le pratiche correnti da quelle del passato — per segnare una differenza rispetto ai precedenti artistici della site specificity le cui formulazioni positiviste dominanti (la più nota delle quali è quella di Richard Serra) si ritiene abbiano raggiunto un punto di esaurimento estetico e politico. La necessità di rivalutare la relazione tra opera d'arte e sito trae origine perlopiù dai modi in cui il termine "site-specific" è stato adottato in modo acritico come una categoria di genere qualunque da parte delle istituzioni e dei discorsi di tipo convenzionale. Effettivamente il termine ricorre oggi con grande frequenza in un'ampia gamma di testi per cataloghi, comunicati stampa, candidature per sovvenzioni, recensioni giornalistiche e dichiarazioni di artistì... questo libro punta a ricontestualizzare la site specificity come mediazione culturale dei più ampi processi sociali, economici e politici che organizzano la vita e lo spazio urbano.
[ dall'introduzione di Miwon Kwon ]

Pubblicare oggi One Place After Another per la prima volta in italiano significa volerne rilanciare i contenuti trattati dall'autrice e le domande che ancora oggi interessano le pratiche artistiche che fanno del sito, inteso in senso contestuale, il cuore dell'intervento. Come abbiamo visto nel breve excursus sulla fortuna critica del libro, il libro è considerato da buona parte della critica una base essenziale nel dibattito sulla sfera e lo spazio pubblici. In accordo o meno sulle questioni che interessano in particolar modo l'arte community-based, i nodi che l'autrice affronta e il dibattito a cui dà corpo a seguito della pubblicazione appaiono imprescindibili per chi si interessi di pratiche artistiche legate alle diverse riformulazioni di sito, luogo, spazio pubblico, spazio urbano, arte partecipativa, situazione.
[ dall'introduzione di Francesca Guerisoli ]

Bisogna fidarsi della dose di paradosso già presente nel titolo di Un luogo dopo l'altro. Arte site-specific e identità localizzativa.(Postmedia Books) di Miwon Kwon. Come catturare infatti l'identità di un'arte che può configurarsi in base al luogo, allo spazio urbano, alla sua architettura, e ai suoi abitanti? Miwon Kwon tenta l'impresa, e nelle prime pagine è molto chiara sulle intenzioni della sua ricerca e scrive: «Questo libro esamina criticamente la site-specificity non solo come genere artistico ma come idea problematica, in quanto codice particolare dell'arte e della politica spaziale». Inoltre, «informato dalla teoria urbana critica, dalla critica postmoderna in arte e architettura e dai diritti che riguardano la politica dell'identità e la sfera pubblica, il libro punta a riformulare la site-specificity come mediazione culturale dei processi sociali, economici e politici che organizzano la vita e lo spazio urbano».
[ Mariacarla Molé, Il Manifesto, aprile 2020 ]

Il rivoluzionario lavoro di Miwon Kwon sulla specificità dei luoghi è stato pubblicato per la prima volta come articolo sulla rivista October. In quell'articolo Kwon rintraccia le origini dell'arte site-specific nella scultura pubblica e le pratiche post-minimaliste di Robert Smithson e Richard Serra, e anche nello sviluppo di pratiche artistiche site-specific dalla critica istituzionale di Hans Haacke alle pratiche del discorso di Fred Wilson e Renee Green. A prima vista, questo libro potrebbe sembrare ripetere gran parte dell'argomento originale. Tuttavia il libro di Kwon contiene anche nuove e sostanziali discussioni sui resoconti dell'arte pubblica negli Stati Uniti e sul significato di "comunità" nell'arte basata sulla comunità.
[ Stephen Morton, Circa Magazine, dicembre 2002 ]


 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

postmedia books

 

Miwon Kwon (Corea del Sud, 1961 - vive a Los Angeles) è una curatrice e insegnante di storia dell'arte. La sua ricerca si focalizza principalmente sull'arte contemporanea, sulla land art e sull'arte site-specific, ricerca che trova nel libro One Place after Another la migliore sintesi di questi studi. Esemplare il saggio di Stephen Morton che allraga la comprensione di questa ricerca dal circuito dell'arte a quello delle comunità urbane per il quale questo libro registra e anticipa molte di quelle pratiche ormai comuni nei grandi centri urbani: "Tuttavia il libro di Kwon contiene anche nuove e sostanziali discussioni sulle storie dell'arte pubblica negli Stati Uniti e sul significato di "comunità" nell'arte basata sulla comunità". Ha curato mostre e progetti presso istituzioni come il Whitney Museum of American Art e il MOCA Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Dal 1998 è alla direzione del Dipartimento di Storia dell'Arte dell'UCLA University of California, Los Angeles.

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Miwon Kwon | Un luogo dopo l'altro. Arte site-specific | Postmedia Books gennaio 2020