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Arte, ambiente, paesaggio

Intervista

 



Arte, ambiente, ecologia
di Gaia Bindi

postmedia books 2019
160 pp. 77 ill.
isbn 9788874902422

 

s 19,00

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L'intreccio tra arti visive e ecologia non è solo una tendenza recente, ha una lunga storia che inizia alla fine degli anni Sessanta quando, durante i moti della contestazione studentesca, il tema della tutela dell'ambiente emerge con forza e nuova consapevolezza. Attraverso tematiche specifiche, questo libro segue un interesse emergente nelle pratiche artistiche degli ultimi cinquant'anni, che vede numerose interpretazioni e differenti approcci, nel proficuo dialogo con la scienza e l'attualità socio-economica. Caratterizzata da una crisi ambientale tale da prefigurare un orizzonte di cambiamenti climatici irreversibili, la presente era antropocenica ha necessità di ripensare il futuro e chiama la pratica artistica a definire l'utopia. Il pianeta Terra cerca di comporre un orizzonte a cui mirare attraverso una nuova prospettiva di felicità, che nasca non solo da approcci politico-economici razionali, ma anche dalla libertà di atti estetici, creativi e immaginativi.

 

Il ruolo delle arti ecologiche è quello di collaborare alla presa di coscienza della maggioranza degli abitanti del pianeta, superando con l'empatia estetica la "grande cecità" che ci attanaglia. Perché arti ecologiche al plurale? Perché il campo delle sperimentazioni degli artisti sulla questione ambientale è divenuto felicemente vasto e variegato. In questo scritto passerò in rassegna le tematiche dei sei capitoli che compongono il libro evocando le riflessioni e le idee che ciascuno di essi può proporre ai lettori.
[ dalla prefazione di Piero Gilardi ]


Il libro di Gaia Bindi, pubblicato recentemente da Postmedia Books, è una lettura interessante che, da un punto di vista complesso e originale, offre un percorso che declina diversi temi nodali. Temi che l'autrice, collaboratrice curatoriale del Parco d'Arte Vivente di Torino, da lungo tempo impegnata nella verifica delle modalità con cui l'arte abbia fatto e faccia sue le istanze ecologiche e ambientali, sviluppa in ulteriori direttrici: storiche, economiche, culturali, antropologiche. A partire da questi presupposti, si articolano i sei capitoli del libro: Arte e ecologia. Storia di un fertile incontro; Sognare il mondo. Gilles Clément e l'arte; L'insetto nell'arte contemporanea, da simbolo di morte a sinonimo di vita; L'uomo al centro del clima; Piero Gilardi e l'estetica dell'Antropocene; L'immagine dell'Antropocene tra arte e scienza. Il filo conduttore del volume, che raccoglie sia suoi saggi precedenti, che inediti, con la prefazione di Piero Gilardi, ideatore del Parco d'Arte Vivente, è l'Antropocene: l'attuale era geologica, di cui la Bindi ricostruisce gli inizi e gli sviluppi attraverso la disamina dei testi di quegli autori che, per primi, ne hanno messo in luce i cambiamenti epocali, a cominciare proprio dal superamento, nell'Antropocene, della tradizionale dicotomia uomo/natura, sostituita dal principio di interconnessione tra tutto l'esistente. Definizione contestata, come riporta Bindi, dallo storico dell'arte ambientalista T. J. Demos, che la sostituisce con il termine più pregnante di "Capitalocene", ossia l'età geologica del capitalismo. L'affresco tracciato nell'andamento del testo fornisce al lettore un quadro approfondito del suo presente, che va ben oltre la ricognizione storica dell'arte così detta ambientale, sebbene il rapporto arte-natura sia centrale, per spaziare tra arte, scienza, media, tecnologia, estetica nell'epoca attuale, con lo sguardo puntato sulle risposte offerte da differenti ambiti disciplinari di fronte allo stesso problema, quanto sulla pratica attivista e di lotta politica. Al racconto di importanti eventi espositivi e di progetti artistici individuali dedicati all'argomento, si accompagna la riflessione sulla stessa diffusione delle immagini dell'Antropocene e sulla generale anestesia estetica.
[ Lucilla Meloni, Unclosed.eu, agosto 2020 ]

Il libro, uscito per Postmedia Books nel 2019, è costituito da un collage di interventi che attraversano l'arco di poco più di un decennio di studi e di collaborazioni soprattutto con il Parco d'Arte Vivente di Torino, il cui nume tutelare è Pietro Gilardi. La ricchezza dell'impostazione è assicurata dalla rete di conoscenze attraverso cui si dipana il discorso, che attinge alla scienza e alla tecnologia come alla filosofia e l'arte, alla politica e alla sociologia. Quindi si innerva profondamente nell'attualità e nella realtà delle questioni ecologiche con ampiezza di vedute e pluralità di esempi. I riferimenti teorici preferiti da Bindi sono citati nella prefazione intitolata sintomaticamente Coltivare l'utopia sono in primis scientifici e metodologici, ma anche filosofici come Karen Barad, sociologici come Bruno Latour, Isabelle Stengers e Anna Tsing, attiviste come Donna Haraway e Lucy Lippard e naturalmente artistici e di critica d'arte come Gyorgy Kepes e Paul Ardenne oppure T. J. Demos.
[ Carmen Lorenzetti, Tropico del Cancro, agosto 2021 ]

Riconoscere il problema della crisi ambientale e creare alleanze con gli altri esseri viventi diventano oggi strategie necessarie per la sopravvivenza. Qui entra in gioco l'arte. Perché l'arte può aiutare a vedere e a informare, facendo passare la comunicazione scientifica attraverso canali diretti, sensoriali ed empatici. L'arte può anche immaginare nuove soluzioni ambientali/sociali/economiche, creando ipotesi di armonizzazione tra uomo e natura, coltivando l'utopia di un futuro sostenibile, coadiuvando la scienza nell'orientamento di prospettive a lungo termine.
[ Davide Dal Sasso, Artribune, aprile 2020 ]

 


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Gaia Bindi (Firenze 1971) insegna presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, è laureata con lode all'Università di Firenze, specializzata all'Università di Pisa. Borsista della Fondazione di studi di storia dell'arte Roberto Longhi di Firenze, ha lavorato al Museo Marino Marini e agli Archivi Alinari di Firenze, al Musée Picasso di Parigi. Ha collaborato con numerosi critici (tra cui Jean Clair e Maurizio Fagiolo dell'Arco) per la realizzazione di mostre di arte moderna e contemporanea. Si è occupata di arte italiana degli anni Venti e Trenta, con mostre e cataloghi dedicati a Giorgio de Chirico, agli "Italiens de Paris", a Pablo Picasso e al Cubismo, a Salvador Dalì, Diego Rivera, Frida Kahlo. Dal 2009 si occupa di arte contemporanea con intento ecologico con mostre e saggi ed è consulente scientifico del Centro sperimentale di arte contemporanea Parco Arte Vivente di Torino. Come giornalista collabora con le riviste "Arte" (Cairo), "Inside", "Artribune", "PEM" (Treccani), e col quotidiano "La Stampa".

 



Ketty La Rocca